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Valle Varaita


La Valle Varaita (val Varacha in occitano, Valvràita in piemontese, Valvrèita in Alto-piemontese) è una valle della Provincia di Cuneo, in Piemonte, il cui simbolo è il Monviso (3.841 m) e con esso, laghi montani, antiche borgate, piste da sci e la presenza del Bosco dell'Alevé, che ne fanno un'apprezzata meta turistica.

Storia
La presenza di luoghi abitati è risalente fin dai tempi preistorici, come testimoniato da alcune incisioni rupestri rinvenute in anfratti rocciosi della valle. Tuttavia la prima migrazione nella valle fu quella dei celto-liguri che, intorno al V secolo a.C., si stabilirono in tutta la Valle Varaita. In seguito alla Battaglia di Pollenzo l'area divenne territorio romano anche se le tracce di questa civiltà sono rarissime e frammentarie. Alcuni studiosi ipotizzano che Annibale abbia attraversato le Alpi valicando il Colle dell'Agnello, ma quest'ipotesi non ha alcun riscontro storico. Con la cessazione del dominio Romano il territorio tornò a far parte della Gallia Cisalpina ma, parimenti, poche notizie si hanno delle invasioni barbariche e del passaggio dei Saraceni nel X secolo, che tuttavia hanno lasciato la miglior testimonianza nell'usanza tipica della celebrazione del Baìo.

La valle dapprima vide la dominazione gotica e poi quella longobarda e carolingia. Fin dall'epoca longobarda vi operarono i monaci dell'influente abbazia di San Colombano di Bobbio e vasti territori della valle furono compresi nel suo ricco feudo reale e imperiale monastico, cui dipese l'abbazia di San Dalmazzo di Pedona, mentre in seguito dall'VIII secolo la gestione delle valli Po, Bronda, Infernotto e Varaita sarà poi organizzata dall'abbazia di Pagno, che amministrava il territorio, ed in val Varaita gestito e coordinato assieme alla pievania del monastero di Falicetto (Verzuolo).

I secoli XI e XII furono abbastanza caotici, con la valle suddivisa in una miriade di piccole proprietà sotto il controllo di diocesi e signori diversi. Una sistemazione abbastanza stabile si ebbe a partire dal 1210, quando la valle fu divisa a metà tra sue stati: la parte a monte, comprendente gli attuali comuni di Pontechianale, Bellino e Casteldelfino, fino alla frazione Confine di Sampeyre, rimase sotto il controllo del Delfinato, mentre la restante parte rimase controllata dal Marchesato di Saluzzo. Un'importante modifica all'assetto si ebbe nel XIV secolo, quando la parte superiore, la cosiddetta Chastelado, ossia Castellata, aderì alla Repubblica degli Escartons, costituendone appunto l’Escarton di Casteldelfino.

I due settori della valle seguirono nei secoli a venire le sorti dei loro stati. La Castellata passò quindi sotto il dominio francese nel 1349, quando il Delfinato fu ceduto al Regno di Francia, ma la Repubblica degli Escartons mantenne la sua indipendenza. La parte bassa della valle rimase con il Marchesato di Saluzzo, e passò sotto il dominio francese con il resto del Marchesato nel 1549. Nel 1601, con il trattato di Lione, i territori del Marchesato, ivi compresa la bassa valle Varaita, passarono sotto il dominio del Ducato di Savoia. La valle fu definitivamente riunita nel 1713, quando, con il trattato di Utrecht, la Castellata fu ceduta al Regno di Sardegna, uscendo dalla Repubblica degli Escartons.

La valle fu marginalmente interessata dagli eventi della guerra di successione austriaca. Nell'autunno del 1743 le truppe franco-spagnole tentarono un'invasione della valle Varaita di Chianale, ma si ritirarono, L'anno successivo gli eserciti franco-spagnoli tentarono una nuova invasione; il 19 luglio 1744 gli assalitori attaccarono le truppe piemontesi in prossimità del monte Pietralunga, sul crinale che separa la valle Varaita di Bellino da quella di Pontechianale. La battaglia si risolse in favore dei difensori, ma si trattava solo di un'azione diversiva: il grosso delle truppe franco-ispaniche stava infatti avanzando sulla direzione Stura-Maira, ed i difensori piemontesi furono successivamente aggirati da un contingente proveniente dalla valle Varaita di Bellino. Il luogo del confronto comunque prese da allora il nome di colle della Battagliola.

La delicatezza strategica della valle, direttamente al confine con una Francia spesso ostile, portò nel tempo alla realizzazione di numerose opere difensive ed accessorie. All'epoca della guerra di successione austriaca risalgono appunto i campi trincerati della Battagliola e della cima dei Fortini di Crosa, il primo realizzato dall'esercito piemontese,[6] il secondo da quello franco-ispanico. Dello stesso periodo è la strada dei cannoni che univa la Colletta di Rossana al Colle della Bicocca; da qui la strada scendeva in val Maira proseguendo fino al colle del Mulo, e da qui alle Barricate (Pietraporzio) ed a Demonte in valle Stura, permettendo una rapida comunicazione tra le tre valli. Questa strada fu successivamente restaurata ed ampliata negli anni tra il 1937 ed il 1939, ed è ancora interamente percorribile. All'inizio del Novecento, venne realizzata in comune di Sampeyre una nuova linea difensiva, costituita essenzialmente da postazioni di artiglieria scoperte in barbetta in posizione defilata, affiancate da opere di casermaggio e polveriere. Lo sbarramento di Sampeyre era costituito da due installazioni, realizzate tra il 1900 ed il 1905: la batteria del Collet sopra Rore, e la batteria di Becetto in località Morera. Lo sbarramento fu disarmato nel 1915, e riutilizzato come deposito di munizioni. Nella seconda metà degli anni trenta la valle fu interessata anche dalle nuove fortificazioni del Vallo Alpino del Littorio. Una prima linea difensiva si sviluppava nei dintorni di Chianale, con sbarramento dei colli Longet, di Saint-Véran e dell'Agnello, mentre una seconda linea si sviluppava presso Casteldelfino, con casematte camuffate da grange e malloppi in parete.

Le comunicazioni della valle con l'altro versante delle Alpi furono per secoli affidate principalmente ai colli dell'Autaret, di Saint-Véran e di Vallanta. Nel XX secolo venne aperto il valico stradale del Colle dell'Agnello, che permise il transito anche veicolare lungo la valle.

Dopo la seconda guerra mondiale la valle conobbe i ben noti problemi di spopolamento tipici delle terre montane. Negli anni sessanta venne dato impulso ad uno sviluppo turistico piuttosto incontrollato, che ha portato ad un'attività edilizia molto spinta, spesso senza cura per l'architettura tradizionale, soprattutto a Sampeyre e Pontechianale.

Cosa fare in Valle Varaita

Escursionismo ed alpinismo

La valle offre agli appassionati della montagna d'estate diversi spunti di interesse. Il Monviso è certo la montagna più rilevante della valle offrendo diverse possibilità di attività, sia per l'ascensione alla vetta ed alle cime satelliti, sia per il giro di Viso, il tour escursionistico intorno alla montagna. Anche il resto della valle offre però interessanti possibilità, con numerose cime oltre i tremila metri, e diverse vie alpinistiche su molte montagne.

D'inverno, è possibile praticare l'arrampicata su cascate di ghiaccio. Quest'attività anzi ha avuto probabilmente il suo esordio in Italia proprio in val Varaita, quando, il 18 dicembre 1977, Romeo Isaia e Piero Marchisio salirono il canale Ciucchinel nella valle di Bellino.

Rifugi alpini
Il Rifugio Vallanta.
Rifugio Bagnour

In valle sono presenti alcuni rifugi per facilitare l'alpinismo e l'escursionismo di alta quota e, in particolare, il giro di Viso. Tra di essi, abbiamo i rifugi alpini:

    Rifugio Vallanta (2450 m), che ha sostituito il vecchio Rifugio Gagliardone (2430 m)
    Rifugio Bagnour (2017 m)

i bivacchi:

    Bivacco Boarelli (2820 m)
    Bivacco Berardo (2710 m)
    Bivacco Bertoglio (2760 m)
    Bivacco Boerio (3089 m)

ed i rifugi escursionistici:

    Rifugio Savigliano (1743 m)
    Rifugio Alevè (1580 m)
    Rifugio Melezè (1812 m)
    Rifugio Meira Garneri (1810 m)

Sci
La valle offre diverse possibilità sia per i praticanti dello sci nordico che dello sci alpino. Per i primi ci sono cinque centri attrezzati: a Valmala, Becetto (Sampeyre), Casteldelfino, Bellino e Chianale. Gli impianti di risalita per praticare lo sci alpino sono tre: a Sampeyre, Bellino e Pontechianale, dove una nuova seggiovia è stata costruita in luogo di quella storica costruita negli anni sessanta.


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